The originals: il rito del raccolto esiste?
The originals è una serie TV diretta da Julie Plec. Lo spin-off della serie TV ‘The vampire diaries’.
Quello che colpisce di più di questa serie, oltre agli intrighi amorosi e famigliari, è il gran numero di riti e usanze legati alle streghe e alle credenze popolari. Non a caso è ambientata a New Orleans, città della Luisiana famosa per la sua cultura Voodoo e le credenze popolari su fantasmi e vampiri.

Tra le varie vicende che riguardano i vampiri e streghe della città, sono protagonisti gli incantesimi e le credenze delle streghe, i quali spesso contrastano i valori dei vampiri e dell’intera società.
Tra i tanti troviamo il rito del raccolto. Questo rito accompagna la narrazione per tutta la prima stagione.
Il rito del raccolto è un rituale che la congrega delle streghe fa ogni tre secoli per ristabilire il legame con la magia ancestrale. Il legame tra le streghe in vita e le antenate si indebolisce con il tempo allo scadere dei tre secoli tutti i poteri delle streghe potrebbero sparire.
Il raccolto serve proprio per placare le antenate, che poi danno accesso al potere ancestrale, ristabilendo l’equilibrio. La pratica del raccolto segue precise fasi: una parte del raccolto e una della mietitura.

Vengono scelte quattro ragazze molto giovani. Nella prima parte del rito vengono sacrificate, in quanto parte dell’offerta e con la mietitura esse si sarebbero risvegliate per rinascere. A quel punto tutto il potere ancestrale viene distribuito tra le streghe della congrega.
Il rito si svolge in questo modo: Bastiana la più anziana invoca i quattro elementi per unire la magia passata a quella futura.
La terra per legare il sacrificio agli antenati;
l'acqua per guarire la comunità;
l'aria per condurre il sacrificio agli antenati e poi indietro;
il fuoco per purificare.
Questo mito è descritto in modo molto dettagliato all’interno della serie. Julie Plec ha spesso affermato che tutte le credenze da lei affrontate sono tratte da veri miti e che per lei la cosa divertente è poter cambiare ogni elemento, lo modifica e romanza a suo piacimento, non essendo qualcosa legata alla razionalità ma ad un mondo magico-religioso.
Mi piace affrontare questo argomento proprio perché il rito del raccolto mi ricorda in modo particolare un altro rito che risale alle popolazioni pre-colombiane.
Bernal Dìaz del Castillo, è stato uno dei più preziosi informatori dell’epoca della conquista.
Egli ha descritto uno dei riti sacrificali che si consumavano con periodicità tra gli aztechi, agli inizi del XVI secolo. I messicani sacrificavano i conquistatori spagnoli ai loro dèi.
Come funzionava il raccolto per gli aztechi?


Gli aztechi ponevano i conquistatori su una grande pietra, di fronte l’altare dove ergevano gli dèi, lì veniva squarciato il petto e strappato loro il cuore ancora palpitante per offrirlo alle divinità. Essi dovevano essere nutriti regolarmente del sangue umano altrimenti l’intero universo sarebbe andato in frantumi.
Questo è legato alla Cosmogonia che la popolazione azteca aveva del mondo, cioè la loro narrazione del mondo così com’è appare, la spiegazione di come le cose si sono formate.
Il sacrificio di una vita umana per la rigenerazione della forza manifestata nel raccolto, tende alla ripetizione dell’atto creativo.
Si basa tutto sulla “Leggenda dei Soli”. Le popolazioni messicane hanno una visione del tempo ciclico. Secondo loro il mondo è passato attraverso quattro Soli, cioè quattro epoche, ognuno dei Soli caratterizzato da una creazione e da una successiva distruzione.
La leggenda in questione narra che per poter far rinascere un altro sole gli dèi si siano sacrificati per poter fornire ai due astri prescelti il sangue necessario affinché potessero iniziare a muoversi nell’universo, per poter così generare l’energia indispensabile al sostentamento del mondo.
L’unico modo che i suoi adepti avevano per essere certi che il sole non si fermasse una quinta volta, era quello di nutrirlo costantemente con del sangue umano.
Gli storici definiscono questi rituali “di rigenerazione”. Vediamo che questi due riti e le due narrazioni su cui si poggiano sono molto simili. Parliamo di veri e propri omicidi che sono socialmente accettati.
Le caratteristiche comuni ai riti sacrificali sono:
- Cosmogonia su cui si basa: una narrazione che spieghi l’importanza del rito e spiega come si è formato il mondo. In questo caso data la forte importanza che si è data alla missione che il rito deve adempiere, il sacrificio agli occhi delle popolazioni diviene quasi irrilevante (in The originals le ragazze si sarebbero addirittura risvegliate; i messicani non utilizzavano vittime appartenenti alla propria popolazione).
- Presenza degli dèi: gli aztechi oltre ad avere una narrazione sugli dèi usavano fare sacrifici proprio di fronte il loro altare, in The originals bisognava placare l’ira delle antenate. In entrambi i casi c’è un’autorità a cui dover obbedire, un’autorità che appunto ha il potere di far cessare l’energia utile per la vita dell’intera popolazione.
- Presenza di una vittima: Julie Plec (la regista di The originals) ha posto una leggera modifica per la scelta della vittima sacrificale, se nelle popolazioni precolombiane la vittima era anche il nemico (i conquistatori), nella serie TV troviamo quattro ragazze giovanissime, spesso chiamate “bambine” dai personaggi della serie, sono innocenti e per di più vengono ingannate. Durante il rito vengono vestite di bianco (colore della purezza e innocenza). Questa scelta influisce a far cambiare prospettiva allo spettatore: ti fa tifare per le ragazze e soprattutto simpatizzare con Davina, mettendo in risalto la crudeltà del rito stesso.


- La salvezza: tutto il rito viene tramandato dalla società e per di più appoggiato. Tutti sanno che è indispensabile per la salvezza di tutti (congrega delle streghe o intero universo).
Questi sono alcuni punti in comune tra i riti di rigenerazione. Riti sacrificali che sono sempre esistiti nella storia dell’uomo e ancora continuano ad esistere in molte culture.
Omicidi che sono socialmente accettati, sulla base di una narrazione e sull’esistenza di un mondo magico-religioso che giustifica tutto.
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